Quando faccio una domanda semplice come :
" Come va la sensibilità? il braccio lo senti come l'altro?".
In genere la risposta è positiva, il paziente ed i familiari riferiscono che la sensibilità è buona e anche il neurologo lo conferma perché ha fatto dei test.
Spesso questo esercizio dimostra che la sensibilità è un fenomeno più complesso di quanto normalmente si pensi.
Infatti le prove del neurologo si limitano a riscontrare se il paziente è in grado di percepire o meno il contatto o una puntura sul lato plegico, ma la sensibilità è cosa ben diversa e molte volte di fronte a questa richiesta anche il paziente emiplegico ed i familiari se ne rendono conto.
L'esercizio semplicissimo consiste nel far chiudere gli occhi al paziente e fargli riconoscere quale dita della sua mano gli stiamo muovendo.
Sembra fin troppo semplice, ma ti invito a pensare se tale compito invece venisse svolto con difficoltà, con alcuni errori o con un tempo di risposta non immediato; come possiamo sperare di recuperare il movimento autonomo delle dita singole se non conosciamo la sensazione delle singole dita in movimento?
Ti invito a provare questo semplice esercizio del metodo Perfetti, se eseguito bene nella maggiorparte dei casi si ottiene come effetto anche la riduzione dell'ipertono e della spasticità della mano. Il motivo per il quale la mano si "ammorbidisce" è semplice: la spasticità è una sorta di "pilota automatico" del nostro corpo che si innesca quando il controllo "cerebrale" del movimento si trova in difficoltà.
Quando facciamo questo esercizio costringiamo il paziente ad attivare i suoi processi cognitivi per la risoluzione di un problema percettivo, il pilota automatico riduce la sua attività e quindi anche l'ipertono.
Ci sono molti altri casi invece in cui il paziente non presenta difficoltà nel riconoscimento delle dita, ma questo non significa che la sensibilità sia al 100%, in quel caso dovremo scavare più a fondo con esercizi più complessi dove il paziente non dovrà riconoscere solo il movimento del singolo dito ma aspetti legati alla direzione, alla distanza, in associazione al contatto ed in relazione con le altre dita.
Ho scelto di mettere il video per il paziente emiplegico destro, perché viene spiegato come comportarsi anche in caso di afasia, ma è un esercizio valido anche per il paziente emiplegico sinistro.
Qui trovi la nostra newsletter, dove ogni giorno circa 20 tra pazienti, familiari e professionisti si iscrivono per ricevere gratuitamente altri contenuti speciali sull'ictus cerebrale ed il suo recupero. Il primo report sarà "10 cose che devi sapere sull'ictus"
Buonasera dottore, mi chiamo Donato.
RispondiEliminaMi rendo conto di non essere perfettamente in "tema", ma non saprei in che altro modo contattarla per chiederle alcune delucidazioni.
Mia mamma 58enne, 1 mese fa esatto ha avuto un ictus. È stata fatta subito la trombolisi in quanto la cosa è stata presa nel tempo necessario per effettuare questo tipo di terapia.
Adesso è ancora ricoverata in ospedale (istituto clinico humanitas di Rozzano in prov. di Milano), non tanto per il riabilitazione post ictus, ma perchè il problema che lo ha scaturito è relativo al cuore e ad alcune patologie che lei ha (in primis fibrilazione atriale) e stanno cercando di sistemare la sua situazione cardiologica.
Fatta questa premessa, l'ictus ha colpito la parte sinistra del suo corpo. La lesione al cervello dicono sia abbastanza grande, non so come o quanto influisca la grandezza della lesione piuttosto che DOVE è localizzata la lesione. Lei comunque muove perfettamente la gamba sinistra (questo sin dai primi giorni), ma non il braccio e nello specifico la mano. Tende anche a dimenticare o ignorare la parte estrema sinistra con la sguardo, ma se sollecitata riesce comunque a muoverlo. Mentalmente, a livello di linguaggio, di ragionamenti, memoria etc. non è cambiata di una virgola, non ha avuto strascichi
Siccome a giorni dovrebbero dimetterla, vorrei qualche suo consiglio su come agire con i vari trattamenti post dimissione, la fisioterapia, a chi o a quale strutture rivolgersi. Tenendo conto che siamo di Milano.
In più un parere, seppur superficiale, sulla situazione. Ci sono possibilità possa tornare a muovere il braccio? Lo sguardo è possibile torni ad essere più "dinamico" e non quasi sempre orientato da una sola parte?
La ringrazio anticipatamente se vorrà e potrà dedicarmi qualche minuto del suo tempo, vedo che è molto ferrato e preparato in materia, sarebbe per me di vitale importanza sentire un suo parere.
Caro Donato, mi dispiace rispondere al tuo commento in ritardo, con un buon lavoro di riabilitazione è sempre possibile mirare ad un buon recupero, se vuoi possiamo sentirci a voce, se chiami lo studio di Roma al 0666018356 ti possono dare il mio contatto diretto, a presto
RispondiEliminaSalve,
RispondiEliminamio marito (57 anni)ha subito un emorragia celebrale di media entità nell'emisfero destro il 23/05/2017 dovuto ad un picco ipertensivo (non eravano a conoscenza di problemi pressione alta) con una fuoriuscita di un'arteria. dopo il primo periodo di cure nel reparto di rianimazione di Padova e poi Dolo, il 27/06 è stato trasferito all'ospedale S.Camillo di Venezia.
Un mese fa mi hanno detto che erano felici di quanto aveva recuperato (tutta la parte sinistra è bloccata) e che me lo avrebbero mandato a casa! Dopo un primo momento di panico (abbiamo due bambini di 10 e 7 anni) mi sono attivata per cercare qualche soluzione ed improvvisamente l'anca si è mossa facendogli muovere I primi passi in modo autonomo con un bastone a Quattro piedi. dopo due giorni sollecitato da dei massaggi ha mosso il braccio (a seguito di una sublussazione porta un tutore dal mese di settembre) dal gomito in giù mano compresa. Fino a prima dei movimenti continuavano a dirmi che ero io che non accettavo mio marito in carrozzina e che non sarebbero stati altri mesi di degenza che lo avrebbero fatto migliorare.
Sinceramente non me la sento di mollare e credo che se anche lo manderanno a casa cercherò altre strutture che gli possano garantire una continuità nella riabilitazione.
Natascia
Buongiorno Dott.Sarmati,ci siamo conosciuti per mail qualche anno fa.Con i suoi preziosi consigli ho aiutato una persona a ritrovare una certa insperata autonomia. Ora sono in contatto con un paziente con emiplegia sinistra da 7 anni. dopo aver fatto una normale fisioterapia, si è manifestata una sublussazione alla spalla. Mi permetto di chiedere cortesemente due cose : dopo tale periodo ci sono ancora possibilità di recupero ? Cosa posso fare per la sublussazione ? Nel ringraziarla porgo i miei più sinceri saluti.PAOLO
RispondiElimina