In questo breve articolo desidero darti qualche consiglio pratico su come alzarsi in piedi dalla sedia o dalla carrozzina.
Ieri nel gruppo di facebook, una delle iscritte raccontava di suo padre, che alzandosi dalla sedia è caduto e si è rotto l’omero del braccio sinistro, proprio quello emiplegico.
Questo è un vero peccato perchè oltretutto stavano lavorando bene con gli esercizi di riabilitazione neurocognitiva ed il braccio di suo padre aveva diminuito notevolmente l’ipertono e migliorato la sensibilità.
Questo rallenterà un bel po’ il processo di recupero e dato che già dopo un ictus la battaglia è dura, è meglio limitare al massimo i rischi di caduta.
Intanto vorrei farti ragionare su quali sono i problemi che possono determinare una caduta durante l’azione di alzarsi dalla sedia:
- Alterata sensibilità
- Deficit di “forza”
- Ridotta Attenzione
- Spasticità
- Tecnica sbagliata
Alterata sensibilità
Dopo un ictus il lato del corpo colpito è meno sensibile.
Più correttamente possiamo dire che non riusciamo a costruire correttamente informazioni con l’ambiente che ci circonda attraverso il nostro corpo.
Immaginiamo quindi di non percepire correttamente il peso del nostro corpo.
Questo rende l’attività di alzarsi in piedi davvero problematica in quanto dobbiamo passare in poco tempo da una posizione in cui la base di appoggio è vasta ad una in cui viene ridotta repentinamente. Infatti da seduti appoggiamo con i piedi, il “sedere” e la schiena mentre in stazione eretta, solo con i piedi ed un eventuale bastone. Immaginiamo di non percepire correttamente la pressione sotto uno dei due piedi.
Sentire la pressione sotto i piedi significa anche poter percepire come avviene istante per istante lo spostamento del nostro corpo, queta informazione è fondamentale per mantenere l’equilibrio. Immaginiamo di non precepire correttamente la posizione dei nostri arti.
Sapere esattamente dove si trovano i piedi senza doverli necessariamente vedere significa sapere come spostare ed organizzare il peso, senza questa informazione attendibile, l’alzata è a rischio.
Immaginiamo di percepire la linea mediana del nostro corpo spostata.
Questo avviene specialmente nel caso dell’emiplegia sinistra, dove il paziente non ha una immagine corretta della sua linea linea media del corpo, puoi immaginare come sia complesso muoversi in stazione eretta con questa difficoltà.
Deficit di forza
Chiaramente questo è uno degli aspetti più evidenti in seguito ad un ictus, avere un marcato deficit di reclutamento dei muscoli determina un cambiamento della dinamica dell’atto, infatti la maggiorparte del carico avverrà sull’arto “sano”, questo già di per sè determina squilibri.
Ridotta Attenzione
Come abbiamo avuto modo di ragionare in passato, il lato colpito spesso viene considerato con difficoltà specialmente nei casi di emiplegia sinistra. Immagina di alzarti in piedi non considerando il tuo corpo in modo omogeneo, simmetrico ed uniforme.
Spasticità
Immagina di avere la caviglia rigida e non riuscire a tenere il tallone a terra mentre ti alzi in piedi e che il piede si giri poggiando solo sul lato esterno, questo di per sè determina un grande motivo di perdita di equilibrio.
Tecnica sbagliata
Immagina di avere tutte queste difficoltà contemporaneamente (qualcuna più evidente e qualcuna più sfumata e se sei tu che leggi ad aver avuto un ictus sai bene di cosa parlo), la tecnica che adotterai per alzarti sarà certamente lontana dall’essere corretta.
Per questo nel paragrafo che segue voglio condividere con te alcuni suggerimenti per ridurre all’osso il rischio di cadute durante l’atto di alzarti in piedi dalla seda o dalla carrozzina.
Suggerimenti sulla tecnica
Il mio suggerimento è quello di dividere l’atto in 3 fasi in modo da renderlo anche più agevole ai fini dell’apprendimento.
FASE 1
Scivolare in avanti con il sedere
Ti dico questo perchè ho notato una tendenza comune che è quella di alzarsi dalla dalla sedia mentre ancora il baricentro è molto arretrato.
Per intenderci il sedere è troppo indietro, questo determina un aumento dello sforzo essendo il baricentro lontano dalle gambe che dovranno fare leva.
Quindi il primo passo è scivolare in avanti con il sedere per raggiungere il bordo della sedia (ovviamente non troppo!)
FASE 2
Sistemare la simmetria degli arti
Come ti dicevo l’ipertono è un elemento che gioca a sfavore dell’equilibrio e partecipa sin dalle prime fasi del movimento, infatti spesso il piede già si presenta non poggiato a terra correttamente ma con la sola parte laterale e la coscia potrebbe essere cadente verso l’esterno.
Alzarsi con la posizione dell’arto plegico in questo modo renderà tutto più difficile.
Quindi una volta esser scivolati in avanti con il sedere, è necessario mettere dritta la coscia ed appoggiare bene il piede plegico a terra, questo può essere fatto con l’aiuto degli arti che si possono muovere senza problemi.
Potrebbe accadere che l’ipertono sia davvero importante, in quel caso anche tentando di portare il piede plegico alla stessa altezza dell’altro, per posizionarli in modo simmetrico, si potrebbe verificare che il tallone non tocchi propriamente terra.
In questo caso è accettabile che il piede dell’arto plegico possa stare leggermente più avanti dell’altro arto, in modo tale da permetterne l’appoggio.
In questa seconda fase di sistemazione è opportuno organizzare meglio anche il peso del corpo sul bacino per cercare di distribuirlo in modo più simmetrico possibile.
L’arto superiore in questo caso a seconda della situazione del tono può rimanere in mezzo alle gambe o all’esterno della coscia plegica o nei casi più favorevoli appoggiata sul dorso della coscia.
3 FASE
È la fase più delicata perchè è quella dinamica.
Per prima cosa dobbiamo considerare il tipo di appoggio di cui abbiamo bisogno. Se sono presenti tutte le difficoltà che ti ho elencato prima, è opportuno che questa attività sia monitorata da un familiare, in più ci sarà bisogno di un sostegno ed un punto di appoggio da utilizzare per l’arto superiore. Nei casi più complessi sarà necessario un appoggio fisso posto di fronte al paziente emiplegico e il sostegno del familiare che verrà offerto dal lato opposto a quello plegico, ( afferrare in un momento di difficoltà l’arto superiore plegico può determinare problemi articolari).
Nei casi in cui questa attività invece gode di una certa autonomia da parte del paziente può essere suggerito di usare un appoggio fisso posto lateralmete alla seduta come il davanzale di una finestra, un tavolo o una credenza di altezza adeguata. Nei casi di maggiore autonomia può essere utilizzato invece un bastone (quadripode, tripode o monopunta).
Detto questo, la terza fase è composta da un primo movimento dove le spalle devono avvicinarsi alle ginocchia, piegando il busto in avanti per intenderci e poi “spingere” con i piedi il terreno per sollevarsi, avendo cura di allineare tutto il corpo (estendere le ginocchia e tornare con il busto e testa allineati)
SUGGERIMENTO GENERALE
Ovviamente questa che ti ho appena raccontato è una situazione piuttosto generica che incide sulla tecnica, il suggerimento che posso darti però per ridurre al massimo il rischio di cadute e quello di lavorare alla base del problema:
- Migliorare la sensibilità
- Migliorare l’Attenzione
- Migliorare la capacità di reclutare la muscolatura
- Ridurre l’ipertono
Questo attualmente è l’ambito di lavoro sul quale si concentra la riabilitazione neurocognitiva.
2 commenti:
Grazie per i suggerimenti sicuramente utili e chiaramente illustrati. Un aiuto prezioso per chi ha dovuto cambiare da un giorno all'altro il modo di muovere il proprio corpo nello spazio, anche in quello che ci era più familiare. I quattro punti rimarcati nel Suggerimento Generale sono una sintesi perfetta per chi si trova a vivere questa difficile codizione. Veramente molte grazie per il confortevole aiuto e la speranza suscitata.
Giuseppe
Bene mi fa molto piacere ti sia tornato utile questo articolo. grazie
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