Camminare bene e male dopo ictus

"Perché a volte cammino bene ed altre male?" 

 Questa è una domanda che spesso ricorre tra i pazienti colpiti da emiplegia, che riscontrano l'incostanza della qualità del cammino: a volte essa sembra buona, gli effetti dell'ipertono paiono sotto controllo e la sensazione del cammino si avvicini davvero a quella precedente all'ictus; mentre altre volte invece, anche a distanza di una frazione di minuto, sembra che tutto vada storto, poiché la gamba è rigida e va dove le pare con conseguente affaticamento e a volte perdita di equilibrio. 

Proviamo ad analizzare quali potrebbero essere i fattori che regolano un cammino buono e controllato da un'altro invece patologico. Secondo il mio modesto parere potremmo racchiudere la differenza tra i due cammini sotto un'unica categoria: l'attenzione, da cui possiamo poi ricavare diversi sotto-insiemi.

ISTRUZIONI

Come sappiamo, camminare è un'azione spontanea, tra le più automatiche, ma la sua riconquista dopo un ictus che ci ha letteralmente messi a terra è stata dura e difficile e tutti riportano l'esperienza di dover imparare a camminare daccapo come i bambini, ma con molte difficoltà in più. 

È diventata pertanto un'attività non più spontanea bensì guidata e regolata dalla nostra attenzione, che dai primi passi è rivolta a seguire i suggerimenti del fisioterapista come : "Piega il ginocchio... fletti questo ed alza quest'altro". 
All'inizio quei suggerimenti sembrano fondamentali, infatti in molti mi dicono che vorrebbero un registratore con le istruzioni che li accompagnasse quando si trovano da soli. 

Mi viene sempre in mente un paziente con emiplegia che avuto anni fa, che mentre camminava con me mentre io passo passo gli suggerivo a cosa dovesse stare attento camminava davvero bene; poi però, ogni volta che lo salutavo perché finita la terapia e lo seguivo di nascosto mentre girava l'angolo, camminava male, sollevando il fianco ed appoggiando il piede di lato. 
Era dipendente dalle mie istruzioni ed il cammino espresso in palestra non era "suo". 
Questo accade quando il paziente non è in grado di auto-istruirsi e quindi ricostruire da solo i punti di attenzione importanti per svolgere l'azione correttamente. 

Sapere dove dirigere l'attenzione, saperla spostare agilmente da un punto ad un altro e focalizzarla su diversi punti contemporaneamente sono capacità fondamentali per un cammino corretto. 
Sono processi che richiedono un certo sforzo ed a volte basta una distrazione per perdere il "filo del cammino" e cambiare la qualità dello stesso. Questo è un problema molto legato all'argomento successivo. 

LA GLOBALITÀ DEL CAMMINO

Abbiano detto in principio che il cammino è una attività altamente automatizzata e come tale necessita di processi economici per poter essere sviluppata e dover pensare al cammino a pezzi (una volta alla caviglia, una al ginocchio e poi all'anca) di certo non aiuta a rendere tale attività "fluida". 

Riporto l'esperienza di un mio paziente di cui ho visto sensibilmente migliorare il cammino nel giro di un attimo. Stupito gli chiesi cose fosse successo ed egli mi disse : "Ho smesso di pensare al mio corpo a pezzi e ho pensato di poter camminare meglio se avessi riprodotto l'idea di quando camminavo e mi sentivo elegante". Una cosa simile me la disse un altro paziente quando pensava di camminare "sciolto" come Alberto Sordi nei suoi film.

Queste due espressioni, sciolto ed elegante, non sono altro che la proprietà che emerge dalla relazione di tutti gli elementi singoli a cui doveva pensare, che permettevano una gestione economica dell'attenzione ed una qualità obiettivamente migliore del cammino. 

Il contrario ad esempio accadeva ne "La coscienza di Zeno" di Italo Svevo al protagonista, il quale, pur non avendo alcun problema motorio, quando si mise a pensare ai vari muscoli che si innescavano durante il passo iniziò a zoppicare (esempio che mi sta particolarmente a cuore perché sempre riportato dal Prof. Perfetti)

Questo per dire che a volte è più facile accedere a queste sensazioni "globali" rispetto ad altre volte che il passo appare disgregato e sembra difficile riprenderne il senso. 

EMOTIVITÀ E DISTRAZIONE

L'altra faccia della medaglia dell'emotività si rivela quando durante il cammino ci sentiamo osservati o per esempio passiamo davanti ad un nostro vecchio compagno di scuola dal quale avremmo voluto farci vedere in difficoltà, pensiero che puntualmente ci porta a perdere il senso del cammino peggiorandone la qualità. 

È un fenomeno che ci distrae e potrebbe presentarsi se per esempio camminando ci distraessimo a vedere le vetrine dei negozi senza aver ancora reso nostre le abilità del passo spontanee.

SPAZI APERTI E PUNTI DI RIFERIMENTO

Come sappiamo in seguito ad un ictus la vista diventa un organo che sostituisce molte delle nostre abilità percettive ed organizzative: per questo il cammino può variare molto a seconda che avvenga in uno spazio aperto dove i riferimenti visivi sono vaghi e lontani rispetto ad un ambiente più circoscritto dove muri, corridoi o mobilio offrono degli "appigli visivi".

APPOGGI E SOSTEGNI

È chiaro che la presenza o assenza di appoggi anche minimi per l'arto superiore possano determinare una sostanziale differenza di qualità di cammino. A volte è sufficiente avere un solo dito appoggiato per darci grande sicurezza e farci camminare meglio.

IPERTONO

Tutto quello che ho appena raccontato poi si scontra con delle realtà oggettive di ordine patologico come l'ipertono o meglio reattività abnorme allo stiramento, il cui controllo e gestione richiede di per sé un notevole impegno cognitivo oltre ad essere suscettibile ai probabili disturbi della sensibilità legati all'emiplegia. 
Consideriamo inoltre che tale fenomeno risente dell'affaticamento, della perdita di qualità del cammino dell'alterazione dell'attenzione e dell'emotività, oltre al freddo che nei periodi invernali fa registrare a tutti i pazienti emiplegici notevoli difficoltà di gestione del cammino, rappresentando un vero e proprio cane che si morde la coda. Anche la presenza o meno delle scarpe determina molte differenze nella qualità del passo. Qui trovi la nostra newsletter, dove ogni giorno circa 20 tra pazienti, familiari e professionisti si iscrivono per ricevere gratuitamente altri contenuti speciali sull'ictus cerebrale ed il suo recupero. Il primo report sarà "10 cose che devi sapere sull'ictus" 

1 commenti:

Articolo molto interessante e carico di speranza per il paziente

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